Collana briciole di storia

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“C’era una volta … la guerra”

“C’era una volta… la guerra” curato da Giacinto Bevilacqua e Lisa Tomasella per conto dell’Associazione Culturale Altoliventina XX Secolo che lo edita. Il libro, frutto della collaborazione col gruppo Historia e lo storico Ermanno Contelli, riporta la trascrizione delle interviste ad alcuni protagonisti locali della seconda guerra mondiale, interpellati in occasione del primo ciclo di incontri storici organizzato a Prata nel 2003. Nella prima parte Sante Bevilacqua e Romeo Ronchese ripercorrono la rappresaglia di Ghirano nel corso della quale i nazifascisti prima minacciarono di fucilazione e, quindi, avviarono ai campi di lavoro in Austria nove giovani brugneresi (oltre a Sante e Romeo, Tiziano De Marchi, Francesco Giust, Santo Maccan, Pietro Quintavalle, Giuseppe Reschiotto, Lino Truccolo e Artemio Vettoretto) più il cecchinese Antonio Benvegnù che a Ghirano lavorava come operaio. Nella seconda parte l’artigliere Antonio Piccinin racconta la tragica esperienza della campagna di Russia: nella terza parte, infine, è raccontata la poco conosciuta storia del Corpo italiano di liberazione di cui faceva parte Giovanni Piccinin. (r.p.)

Giacinto Bevilacqua Lisa Tomasella
“C’era una volta … la guerra”, briciole di storia
Associazione Culturale Altoliventina XX Secolo, 91 pagine, 39 fotografie, dimensioni: cm 21×14


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Prigioniero di Hitler e di Stalin

Sono nato in Canada, nella regione dell’Ontario, il 22 aprile 1922, da una famiglia di emigranti. Mio padre Emilio, impresario delle ferrovie, e mia mamma Genoveffa Argentina Del Bianco, rientrarono in Italia quando avevo appena tre anni e ci stabilimmo a Rivarotta di Pasiano. Dopo l’entrata in guerra dell’Italia, nel 1942 venni arruolato nella Divisione Julia come artigliere alpino. Prima di essere avviato al fronte, partecipai ad un corso per sott’ufficiali radiotelegrafisti a Casale Monferrato, così mi salvai una prima volta dalla Russia dove incontrarono la disfatta migliaia di sventurati alpini, male equipaggiati e impreparati. Caporalmaggiore, mi trovavo a Canale d’Isonzo, in provincia di Gorizia, l’8 settembre 1943. Con l’Armistizio cambiò completamente lo scenario di guerra. I Tedeschi, al fianco dei quali avevamo combattuto fino a quel punto, infatti, ci catturarono come prigionieri e ci avviarono in Prussia. Dopo un viaggio molto lungo e duro, concentrati in un campo di lavoro, ci chiesero se volessimo unirci ai Nazisti e continuare la guerra al loro fianco. Mi rifiutai ed allora venni impiegato come operaio militarizzato con il compito di ricavare dei pali dai tronchi per il telegrafo e uffici per gli ufficiali di stanza in Polonia. Sotto i Tedeschi rimasi circa un anno, fino a quando i Sovietici, in rapida marcia verso la Germania, conquistarono il campo. Con i Russi il cibo era molto abbondante ma di pessima qualità, per cui eravamo costretti a cercare dell’altro cibo presso le famiglie della zona. Terminata la guerra, i Sovietici ci avviarono a Odessa per essere imbarcati e rimpatriati. Non so perchè ma, dopo essere stati disinfestati dai pidocchi (eravamo un allevamento ambulante), ci rispedirono in Italia sul treno. Viaggiai 26 giorni stipato su un vagone bestiame fino a Pescantina e di qui a Pordenone.

Elso Del bel Belluz
Prigioniero di Hitler e di Stalin – Briciole di Storia
Associazione Culturale Altoliventina XX Secolo


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Addio alle suore di Santa Lucia

C’era tutta Prata a salutare suor Gemma, suor Lucia ,suor Luigina e suor Maria, le ultime quattro suore di Maria Bambina a lasciare la parrocchia Santa Lucia. Sabato e domenica la parrocchia, il Comune e varie associazioni locali hanno organizzato diverse iniziative per ricordare i 70 anni di presenza delle suore a Prata e per festeggiarle per l’ultima volta. In municipio è stata inaugurata la mostra fotografica che testimonia la presenza delle suore nella vita della comunità, in parrocchia e alla scuola d’infanzia San Giuseppe. Nella stessa occasione è stato presentato il volume “Le suore di Maria Bambina, 70 anni di presenza a Prata” , lavoro a più mani pubblicato da Altoliventina editrice con i contributi di Sandro Bergamo (la storia dell’ordine delle suore di Maria Bambina), Luca Silvestrin (le origini della presenza delle suore a Prata), Gianluigi Pivetta e Richelda Carniello (testimonianze di vita). La prefazione al volumetto è del Parroco don Fabrizio De Toni, con testimonianza di Monsignor Danilo Favro, parroco emerito.


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Nelle miniere del nord


Schegge di grande guerra

“Schegge di Grande Guerra” è un modesto contributo alla rivalutazione del concetto di guerra di popolo nel suo significato di sofferenza diffusa e gratuita inferta alle comunità civili nel corso della Prima guerra mondiale. Lo scopo della ricerca è stato di mettere in luce gli aspetti meno conosciuti e poco studiati insiti in ogni conflitto bellico, che si riflettono fatalmente sulle popolazioni. Trascinata in una guerra planetaria, privata per sempre dei suoi figli più forti, calpestata negli affetti e negli averi, la gente di Mansué ha conosciuto, prima e durante l’occupazione straniera, il volto più duro della Prima guerra mondiale. “Schegge di Grande Guerra”, come lo stesso ricercato titolo suggerisce, vuole essere solo un insieme di frammenti, come assaggio di uno studio più approfondito e completo riguardante la Prima guerra mondiale nelle immediate retrovie rispetto al fronte del Piave. Un giusto spazio è stato concesso ai documenti inediti: la relazione del parroco di Basalghelle don Felice De Biasi, il diario di Antonio Silvestrini (reduce di Caporetto) e il diario di Domenico Silvestrini (deportato nel campo di concentramento di Katzenau). Di pregio l’elenco dei caduti per cause belliche, nativi o residenti di Mansué, e 66 fotografie, quasi tutte inedite, alcune provenienti dal prezioso Centro di documentazione storica sulla Grande Guerra dell’archivio di San Polo di Piave.

Giacinto Bevilacqua
Schegge di Grande Guerra. La gente di Mansué e la prima guerra mondiale
Associazione culturale altoliventina XX Secolo, 2005, 154 pagine


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Il Cielo come Bandiera

Questa pubblicazione è la testimonianza diretta di quella che è stata la lotta resistenziale nella Destra Tagliamento e, in particolare, l’impegno di due giovani che scelsero coraggiosamente di mettere in gioco la propria vita in cambio di un futuro migliore in cui risplendessero pace, giustizia e libertà.
Ci perdoneranno gli amici storici per le approssimazioni, forse ci apprezzeranno gli amici lettori per la vivacità e la genuinità che permeano la trascrizione dei ricordi di Luigi Baldassar “Mameli” e Luigi Piccinin, raccolti nelle indimenticabili serate del ciclo “C’era una volta la guerra. La storia raccontata dai giovani di allora” nel 2004.
Della dottoressa Monica Emmanuelli, archivista dell’Istituto friulano di storia della Resistenza di Udine e presidente dell’Anpi mandamentale di Sacile, la dettagliata relazione che apre il libretto e la saggia supervisione generale. All’Associazione Culturale Altoliventina XX Secolo il compito, attraverso la collana “Briciole di storia”, della conservazione e la trasmissione della memoria orale. La Resistenza non è mai finita: nella vita, suoi luoghi di lavoro, nelle scuole, ovunque si aneli alla libertà.